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La dieta mediterranea

Di Dieta Mediterranea se ne sente parlare spesso, citata giustamente per i suoi vantaggi e benefici per la salute in ogni blog e giornale del mondo della alimentazione. Non si tratta in realtà di una semplice dieta ma di un vero e proprio stile di vita che affonda le sue origini nella fusione di tradizioni e culture alimentari di importanti civiltà del passato: gli Etruschi (Toscana, Lazio ed Umbria) ed i Greci (in Italia l'area geografica meridionale viene infatti identificata come Magna Grecia). Per questo motivo questo modello non si limita solo all'Italia meridionale ma trova riscontri nei paesi che si affacciano sul bacino mediterraneo tra cui Grecia, Spagna e Marocco. Tali paesi, pur con le loro singole peculiarità, hanno per secoli condiviso tradizionalmente la disponibilità degli stessi alimenti derivati dall'agricoltura, dalla pastorizia e dalla pesca.

 

La dieta mediterranea non fu inventata ma in un certo senso "scoperta" grazie alle preziose intuizioni del medico italiano Lorenzo Piroddi che nel 1939 formulò l'idea di una "Dieta Mediterranea", nel senso di regime alimentare semplice e naturale per l'uomo, e quindi anche preventivo nei confronti delle patologie sistemiche. Aviatore nella II° Guerra Mondiale, aveva avuto modo di analizzare la relazione alimentazione-patologia confrontando il modo di alimentarsi di tedeschi, americani e italiani, intuendo pur in assenza di conferme scientifiche, che l'alimentazione degli italiani portava a una migliore aspettativa di vita.

 

L'intuizione di un forte effetto benefico dato da questo semplice regime alimentare venne poi confermata dal prezioso lavoro di ricerca del fisiologo ed epidemiologo americano Ancel B. Keys negli anni 50, osservando i modelli alimentari di alcuni paesi del bacino mediterraneo, paesi in cui la condizione di difficoltà economica successiva alla fine della II° guerra mondiale andava a favorire uno stile di vita attivo dal punto di vista fisico e il consumo di un'alimentazione frugale, con prevalenza di prodotti vegetali di più facile reperimento e scarsa presenza di prodotti di origine animale.

 

L'ambizioso progetto di studi denominato "Seven Countries Study" prese in esame un campione di 12000 persone, di età compresa tra i 40 e i 60 anni residenti in Giappone, Stati Uniti d'America, Olanda, Jugoslavia, Finlandia e Italia. Grazie ad un'osservazione clinica lunga un ventennio, lo scienziato si rese conto che i gruppi etnici colonizzanti il bacino del Mediterraneo, grazie ad un'alimentazione considerata più "salutare" rispetto a quella americana, avevano una minor incidenza di quelle patologie definibili come "le malattie del benessere" (sovrappeso, diabete, cardiopatie...). Negli anni '70, l'esito dell'esperimento fu poi divulgato negli Stati Uniti con la pubblicazione di un libro ("Eat well and stay well, the Mediterranean way") tentando di promuovere le abitudini alimentari responsabili della maggior longevità delle popolazioni mediterranee. I risultati di questo studio vennero poi confermati negli anni '90 sia dall'Oms che dalla Fao: esisteva una correlazione tra dieta, nutrizione e prevenzione delle principali malattie croniche.

 

Grazie all'intuizione di Piroddi, agli studi di Keys ed ai successivi lavori di ricerca di molti altri studiosi, oggi sappiamo che la Dieta Mediterranea deve la sua efficacia ad alcuni principi alimentari e comportamentali che sono:

 

  • Riduzione della quota calorica globale e più attività fisica
  • Maggiore consumo di proteine vegetali rispetto a quelle animali
  • Riduzione dei grassi saturi
  • Alto contenuto di acidi grassi monoinsaturi (derivati principalmente dall'olio d'oliva)
  • Aumento dei carboidrati complessi a sfavore di quelli semplici
  • Elevata introduzione di fibra alimentare
  • Riduzione del colesterolo
  • Il consumo di carne bianca è prevalente rispetto a quella rossa, ed è comunque limitato a una o due volte la settimana. Maggiore è invece il consumo di pesce e legumi
  • I dolci sono consumati solo in occasioni particolari
  • Drastica riduzione del consumo di: insaccati, super alcolici (meglio poco vino rosso), zucchero bianco, burro, formaggi grassi, maionese, sale bianco, margarina, carne bovina e suina (specie i tagli grassi), strutto e caffè.

 

In termini nutrizionali, tutto ciò si traduce in una dieta che permette di mantenere il peso normale, un rapporto di proteine e grassi a favore di quelli vegetali sugli animali, più fibre e meno colesterolo, e più antiossidanti grazie alla presenza di alimenti come pane, pasta, orzo, farro, riso e altri cereali (meglio se integrali), verdure e ortaggi, legumi, frutta fresca e secca.
Dal 2010 tale modello viene considerato dall'Unesco patrimonio immateriale dell'umanità, riconoscendogli quindi anche un valore storico ed antropologico:

 

"La Dieta Mediterranea rappresenta un insieme di competenze, conoscenze, pratiche e tradizioni che vanno dal paesaggio alla tavola, includendo le colture, la raccolta, la pesca, la conservazione, la trasformazione, la preparazione e, in particolare, il consumo di cibo. La Dieta Mediterranea è caratterizzata da un modello nutrizionale rimasto costante nel tempo e nello spazio, costituito principalmente da olio di oliva, cereali, frutta fresca o secca, e verdure, una moderata quantità di pesce, latticini e carne, e molti condimenti e spezie, il tutto accompagnato da vino o infusi, sempre in rispetto delle tradizioni di ogni comunità. Tuttavia, la Dieta Mediterranea (dal greco diaita, o stile di vita) è molto più che un semplice alimento. Essa promuove l'interazione sociale, poiché il pasto in comune è alla base dei costumi sociali e delle festività condivise da una data comunità, e ha dato luogo a un notevole corpus di conoscenze, canzoni, massime, racconti e leggende. La Dieta si fonda nel rispetto per il territorio e la biodiversità, e garantisce la conservazione e lo sviluppo delle attività tradizionali e dei mestieri collegati alla pesca e all'agricoltura nelle comunità del Mediterraneo come nelle zone della Soria in Spagna, Koroni in Grecia, Cilento in Italia e Chefchaouen in Marocco. Le donne svolgono un ruolo indispensabile nella trasmissione delle competenze, così come della conoscenza di riti, gesti tradizionali e celebrazioni, e nella salvaguardia delle tecniche".

 

Per rendere più accessibili alla popolazione i principi della Dieta mediterranea fin dagli anni 80 venne proposto un modello "infografico" definito "piramide alimentare". Per interpretarlo, si parte dal presupposto che gli alimenti situati al vertice della piramide sono quelli che dovrebbero essere consumati in piccole quantità mentre gli alimenti posti nella parte bassa sono quelli che bisogna consumare con più frequenza e in quantità maggiori. Nel corso degli anni tale modello, pur mantenendo i principi del modello mediterraneo, viene spesso ripreso e integrato agli ultimi studi e scoperte in campo nutrizionale, per cercare di comunicare alla popolazione in maniera efficace e semplice i principi fondamentali di una corretta alimentazione e stile di vita.

 

Negii ultimi aggiornamenti ad esempio, alla base non troviamo più i carboidrati intesi in maniera indistinta ma i soltanto quelli integrali, caratterizzati da un basso carico glicemico. Viene inoltre sottolineata l'importanza di un'adeguata idratazione e di uno stile di vita sano grazie ad alcune semplici linee guida che includono:

 

  • moderazione, sia nel mangiare sia nel bere, per ridurre il rischio cardiometabolico;
  • attività fisica regolare, da praticare sotto la supervisione di un esperto, per mantenersi in forma;
  • riposo adeguato, per favorire il benessere psicofisico;
  • convivialità, cioè cucinare assieme e condividere il pasto in allegria, per sentirsi parte di una comunità;
  • biodiversità stagionalità, ossìa spaziare tra le varietà e scegliere quelle di stagione, fresche e non trasformate, ricche di sostanze benefiche per la salute;
  • tradizione ed ecosostenibilità, cioè scegliere alimenti tradizionali, meglio se a km 0 per preservarne la composizione, far girare l'economia locale e tutelare l'ambiente.

Sfortunatamente, dopo il boom economico degli anni 60 e l'avanzamento tecnologico anche in campo alimentare, tale modello è andato sempre più sfumandosi con altre tradizioni culinarie e modelli alimentari meno sani (senza andare troppo lontano, la dieta delle popolazioni della area padana ha sempre visto protagonisti carni suine, burro e strutto...). L'industria alimentare negli anni ha contribuito ad una massiccia diffusione di alimenti raffinati ed elaborati, favorendo un accesso pressoché illimitato a qualsiasi tipo di cibo, contribuendo al cambiamento (in peggio) dei gusti e delle preferenze della popolazione. Il preoccupante incremento di sovrappeso ed obesità nelle popolazioni dell'area mediterranea, con tutto il corollario di patologie sistemiche ad essi associate, ne è la riprova; a tutto questo si associa inoltre uno stile di vita sempre più sedentario e refrattario alla fatica.

 

Uno dei punti cardine del modello mediterraneo, spesso poco considerato, è invece proprio la FRUGALITA' e qui si torna alle basi dello studio di Keys. La popolazione era una popolazione povera in cui le risorse erano limitate e le porzioni ridotte, essenzialmente a base di cibi semplici e poco densi dal punto di vista calorico. La semplicità nel modello mediterraneo si evidenzia sia nel tipo di alimenti da prediligere ma anche nelle preparazioni (cotture al forno, al vapore o in tegame). Spesso si assiste alla presenza del piatto unico in cui si uniscono cibi a basso costo ma nutrienti (pasta e legumi, pasta con il tonno, pasta con sughi di carne, minestrone con verdure e legumi...). Cercare di ricreare questa frugalità oggi è obbiettivamente difficile, grazie all'abbondanza e alla facilità nel reperire ogni tipo di cibo ma cercare di mantenere una misura nel mangiare e nel bere rappresenta una componente veramente importate della dieta mediterranea.

 

Per concludere la dieta, anzi, il modello mediterraneo è sicuramente una strategia efficace se applicato nella sua interezza di stile alimentare e di vita, nel rispetto delle stagionalità e delle peculiarità del territorio, delle culture e delle tradizioni.